Siti e Monumenti

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Castelnuovo del Garda è un comune ricco di storia e di monumenti.

Castelnuovo del Garda ha una storia antica, partente già dal periodo preistorico.

Assunse il nome di Beneventum e successivamente di Quadrivium, creando il primo castrum romano dove, dal colle alto, dominava una torre in muratura.

Nel XII° Secolo Quadrivium venne raso al suolo da Barbarossa: la popolazione fortificò un nuovo insediamento con il nome di Castrum Novum.

Nel periodo signorile il paese fu amministrato dai Cangrande della Scala e poi successivamente dai Visconti che continuarono a battagliare tra loro per qualche centinaio d’anni.

Nel 1378 Gian Galeazzo Visconti fece erigere una fortezza e diede il nome di Castel - Nuovo alla località, da cui seguiterà il nome Castelnuovo, di questo castello oggi rimane la torre Viscontea, simbolo del paese.

 

Nel XVesimo secolo s’insediò il dominio della Repubblica di Venezia e successivamente dei Gonzaga di Mantova. Nel 1427 il conte di Carmagnola fondò qui il suo feudo

Nel 1630 i lanzichenecchi razziarono Castelnuovo ed un’epidemia di peste decimò la popolazione castelnovese, che passò da 1130 a sole 387 unità.

Nel 1796 Castelnuovo ospitò Napoleone Bonaparte, il quale tenne consiglio di guerra proprio in palazzo Angelini (odierna sede del comune), per preparare le vittoriose battaglie di Lonato e Castiglione contro l’Austria.

 

Proseguiamo ora nel periodo delle guerre d’Indipendenza, dove Castelnuovo del Garda conobbe uno dei periodi più tristi della propria storia.

Infatti durante la prima Guerra d’Indipendenza (1848) 400 volontari lombardi guidati dal patriota Manara, giunsero in paese e si accamparono. Furono trattati molto bene dalla popolazione e questo non piacque agli austriaci, quindi Radetzky inviò in paese, l’11 Aprile, 2 battaglioni di soldati che razziarono l’abitato distruggendo 236 case e uccidendo svariate persone tra uomini, donne e bambini; l’accaduto viene ricordato come “Eccidio di Castelnuovo”.

 

Durante la seconda guerra d’Indipendenza (1859) Il re Vittorio Emanuele II e Napoleone III, imperatore francese, s’incontrarono spesso in Palazzo Angelini per pianificare le battaglie.

 

Nella terza guerra d’Indipendenza (1866) invece avvenne l’episodio della bandiera, avvenimento di grande valenza simbolica.

Infatti il 44esimo reggimento fanteria della brigata Forlì, trovatosi nella casa Benati il 24 Giugno del 1866, si asserragliò all’interno con un manipolo di soldati capitanati dal capitano Camillo Baroncelli, contro un gruppo di soldati Austriaci.

 

La cascina venne però incendiata e quindi i soldati italiani dovettero arrendersi. Prima di consegnarsi, decisero di dividersi la bandiera tricolore in 13 parti, nascondendole ognuno nella propria divisa, affinché il simbolo non cadesse in mano dell’acerrimo nemico.

I soldati vennero rinchiusi in un campo di prigionia, nell’odierna Croazia, dove custodirono le loro parti di tricolore e a conclusione della guerra vennero ricucite 11 parti.

La bandiera venne poi riconsegnata al reggimento e rimane come ricordo dell’onore di questi soldati a Roma, all’interno del museo storico dedicato alle bandiere.

 

Come ultimo citiamo la morte in battaglia del Generale Onorato Rey di Villarey, ricordato con una salita e un obelisco situato su monte Cricol, a lui intitolati, proprio nel luogo della sua morte. Era il comandante con il grado più elevato che perì durante la battaglia di Custoza.

 

Continuando nel ‘900, sono stati molti i castelnovesi caduti durante le guerre, sia nelle campagne d’Africa del 1895/96, sia durante la Prima Guerra Mondiale.

Negli anni del dopo guerra, molte donne lavorarono all’interno della Filanda, luogo in cui la produzione della seta era molto attiva, infatti a Castelnuovo le filande erano 4 ed occupavano oltre 200 lavoratrici della zona.

 

Nella Seconda Guerra Mondiale l’abitato fu più volte bombardato a causa della presenza della ferrovia e dei depositi militari ubicati nelle vicinanze.

Nella battaglia di Casale, una delle ultime della Seconda Guerra Mondiale, 80 soldati tedeschi molto ben armati proteggevano la posizione dalla sommità della collina, rispondendo al fuoco degli arditi, gruppo di partigiani molto coraggioso, e ad altri partigiani dall’altra parte del promontorio.

 

Famosa è la storia del giovane partigiano di Castelnuovo, Alberto Montini. Alberto era figlio di un proprietario di una filanda, Montini, una delle famiglie nobili di Castelnuovo e forse una tra le più ricche. Fu ucciso su Monte Casale all’età di 15 anni da un colpo di fucile di un gruppo di tedeschi asserragliati in una casamatta, 5 giorni dopo la fine della guerra.

Fu colpito alla tempia e la pallottola uscì dal collo. Nonostante fosse caduto sul territorio di Ponti s.M. fu dichiarato morto su territorio di Castelnuovo per non pagare il dazio di trasporto del corpo.

Per questo accaduto Montini, a posteri ottenne la “medaglia di Bronzo al valore” per aver dato la vita durante questa battaglia.

 

Nel 1970 il nome di Castelnuovo Veronese viene sostituito, per decreto del Presidente della Repubblica, in Castelnuovo del Garda, titolo conferito ad alcuni comuni per una fascia di territorio sulle sponde gardesane.